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NOMOFOBIA - Tecnostress e dipedendenza da smartphone !

Si chiama Nomofobia. E’ la paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con la rete di telefonia mobile; il termine nasce infatti dall’unione dell’abbreviazione di “no-mobile-phone” e  “phobia”.
 
Molti di noi si trovano a gestire sul lavoro o all’interno del nucleo familiare questa nuova e preoccupante “phobia” che, nei casi più gravi, porta alla manifestazione di effetti fisici collaterali simili all’attacco di panico: mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico e nausea. Le persone affette dalla Nomofobia avvertono stati d’ansia quando rimangono a corto di batteria o di credito, o senza copertura di rete oppure senza il cellulare.
 
Tra i più colpiti ci sono sicuramente i lavoratori che fanno del networking, quindi dell’essere connessi alla rete per motivi di lavoro, la parte sostanziale della loro attività lavorativa. Oggi lo smartphone, lo sappiamo,  non è solo reso disponibile a coloro che devono fare telefonate commerciali ma è messo a disposizione di molti per una maggiore reperibilità e capacità d’interazione anche fuori dall’orario di lavoro. A difesa dell’azienda e comunque del datore di lavoro, bisogna dire che non è la disponibilità dello strumento che genera il problema ma la sua cattiva gestione e la mancanza di educazione nell’utilizzo.  
 
I principali segnali di rischio di Nomofobia sono:

- Il controllo frequente del proprio telefono, del livello di batteria, della suoneria e del campo di rete.
- Il desiderio di utilizzo dello smartphone anche in posti inappropriati.
- L’eccessiva paura di perdere il cellulare. 
- L’aumento repentino dell’ansia e dell’irritabilità nelle situazioni di sconnessione del cellulare dalla rete.
- L’uso del cellulare o di altri dispositivi di connessione interferisce significativamente con le normali attività lavorative o familiari o sociali o di studio.

Una volta identificato il problema il passo successivo è sicuramente rivolgersi ai professionisti di questo settore e nel frattempo mettere in atto delle “contromisure pianificate” per evitare il sorgere di stati ansiosi, tra cui:

a) mantenere il credito sempre attivo ed elevato; 
b) portare con sé il carica batterie, ovunque, in ogni momento ed averne uno di scorta;
c) dare ai familiari e agli amici un numero alternativo di contatto se il cellulare dovesse rompersi o perdersi o, ancora, se venisse rubato.

Queste semplici contromisure aiutano molto il soggetto predisposto a limitare gli stati di ansia e disagio.  Oltre al mondo del lavoro, tra i soggetti più colpiti, ci sono sicuramente le nuove generazioni nate e cresciute nell’era della diffusione degli smartphone. I ragazzi non hanno di fatto gli elementi necessari per capire fino in fondo l’ingerenza di questo strumento nelle relazioni sociali, non avendo praticamente mai vissuto l’epoca precedente, quella senza smartphone.

Questa consapevolezza deve rendere forti i genitori, i famigliari e gli educatori in genere, nel segnalare il pericolo di questa phobia e suggerire, anche in questo caso, delle “contromisure pianificate”. La pianificazione delle contromisure identifica il loro controllo a differenza dei comportamenti spontanei illustrati nella prima parte dell’articolo. Alcune di queste contromisure sono:

a) stabilire degli orari nei quali non si usa lo smartphone (iniziando dagli orari serali che precedono il sonno e durante i pasti);
b) sfruttare situazioni nuove, come ad esempio le vacanze, un viaggio, una nuova attività sportiva, dove lo smartphone viene lasciato spento o, meglio, a casa;
c) abbassare la luminosità dello schermo dello smartphone;
d) abbassare il volume della suoneria.

Questi suggerimenti iniziali non devono mai sostituire il consiglio del medico o comunque dell’esperto di una materia, lo psicologo o lo psicoterapeuta. La Nomofobia, che purtroppo sta entrando prepotentemente nelle case e negli uffici di molti di noi è in continua evoluzione.

Roberto Innocenti
Wellsalus Srl

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